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Genova, Cinque Anni Fa La Tragedia Di Ponte Morandi: Una Sciagura Che Caratterizzò Un’epoca

Un ponte non è soltanto una struttura che collega due punti più o meno distanti tra loro, ha anche una valore fortemente simbolico, porta con sè non solo la storia di chi l’ha progettato e di chi l’ha costruito ma unisce il passato al presente, sovrapponendolo. Quattro anni fa il crollo di Ponte Morandi fu una mattanza che oggi il nuovo viadotto San Giorgio racconta in una narrazione dove il presente storico attualizza ciò che avvenne il 14 agosto 2018. Fu una tragedia immane che devastò nel profondo l’intera nazione caratterizzando un’epoca. Fu il Dies Irae più tragico che il dopoguerra ricordi, prima dell’arrivo della pandemia. Le immagini del ponte che crollava durante una tempesta di fulmini e pioggia fecero il giro del mondo e testimoniarono l’abisso di morte che aveva cancellato la vita di 43 persone: donne, uomini, bambini. Senza distinzione.Tremendo il bilancio perchè oltre ai morti furono quarantatrè le famiglie distrutte per sempre, annientate dal dolore e dalla privazione. E poi i dispersi e gli sfollati. Legàmi recisi per sempre e ancora lo sforzo dei soccorsi e lo strazio. Un dolore totale e disumano, lacrime e ancora lacrime alle quali si mescolò la ricerca rabbiosa di giustizia. Fu l’ora della grande vicinanza, come disse il Cardinale Angelo Bagnasco ma anche della fede che diede ai famigliari di chi non c’era più, gli occhi per varcare il vuoto. “Genova non è in ginocchio”, furono le parole del sindaco, Marco Bucci, che testimoniarono una fortissima voglia di ripresa, rapida ed efficace. Così fu.

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